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Anna D'Antonio (Australia)

Sono Anna D'Antonio e sono emigrata in Australia, a Fremantle il 22 aprile 1962 con la nave Sydney della Flotta Lauro. Le mie prime impressioni dell'Australia furono ottime: mi piaceva il clima, le case (a quei tempi) di legno, la gente molto cordiale, tollerante ed anche molto onesta. Mi ricordo che la sera si lasciava davanti al portone di casa i soldi per il lattaio e nessuno li toccava, cosa che oggi sarebbe sciocco soltanto a pensarci. Quando giunsi in Australia, le opportunità di lavoro erano scarse; ma grazie all'aiuto di mia cugina Anna, già il giorno seguente al mio arrivo, iniziai a lavorare in un calzaturificio. Il mio lavoro consisteva nel tagliare i pezzi di suola; sembrava un lavoro facilissimo, ma subito mi resi conto che non era proprio così: ci voleva una grande sveltezza e le suole erano così dure che per tagliarle, s'indolenzivano le mani. Lavoravo a cottimo e facevo molte ore di straordinario, per guadagnare di più. Le unioni sindacali non ancora esistevano, quindi non avevamo nessuna tutela dei nostri diritti. Purtroppo, questo lavoro durò poco, poiché dopo tre settimane fui costretta a licenziarmi perché compivo diciotto anni e al titolare non conveniva tenermi assunta, in quanto una quindicenne avrebbe fatto lo stesso lavoro con un salario più basso. Nel frattempo m'iscrissi ad un corso d'inglese per corrispondenza. Abitavo in casa di mio fratello in Solomon St.; in quella stessa strada risiedevano altri monteneresi, tra cui i miei zii Pasquale e Mariafedele, la quale si rese disponibile ad aiutarmi a cercare lavoro. A Fremantle non c'erano tante fabbriche: c'era l'industria della pesca, alcuni piccoli calzaturifici, delle concerie, una grande fabbrica di biscotti che si chiamava "Mills & Wares" e poi c'era naturalmente l'ospedale. Ogni mattina, io e zia Mariafedele ci alzavamo presto alla ricerca di un'occupazione e, non avendo la macchina e i soldi a disposizione, andavamo in giro a piedi. Facevamo lo stesso giro tutte le mattine perché nonostante ci dicessero: "Sorry, no vacancies", mia zia sosteneva che prima o poi avrei trovato un lavoro. Ricordo che alcuni, per non essere disturbati in continuazione, avevano scritto in italiano all'entrata dell'ufficio "non c'è lavoro", ma per mia zia questo non significava niente. Quindi, andai ad iscrivermi all'ufficio di collocamento: a quei tempi il governo australiano dava ai disoccupati uno stipendio di 30 scellini alla settimana equivalente a poco meno di 2 euro di oggi. Passarono circa due mesi e mia zia ebbe l'idea che avrei potuto trovare un'occupazione all'ospedale, come infermiera (naturalmente con una dovuta preparazione). Mia zia non sapeva né leggere e né scrivere, però aveva un intuito quasi ineguagliabile! Fu così che ella costrinse mio zio (il quale era un po' scettico) a fissare un appuntamento con la responsabile dell'ospedale. In verità il lavoro da infermiera era molto ricercato, ma rimaneva sempre la questione della lingua inglese. Non sapendo quale fosse il mio livello di preparazione scolastica, la direttrice registrò le mie competenze in materia infermieristica e le mandò a valutare presso l'università di Nedlands; dove venne stabilito che, nonostante la mia istruzione sufficiente per avviarmi ad un corso da infermiera, avrei dovuto frequentare un corso di diciotto mesi come infermiera ausiliare data la scarsa conoscenza della lingua inglese. Con la una lettera di presentazione mi recai a Mount Henry Home: un piccolo ricovero per anziani, dove iniziai il corso; l'edificio. situato nella periferia della capitale Perth. disponeva anche di un alloggio per noi ragazze che frequentavamo il corso da infermiera. Si lavorava a turni nell'ospedale e si andava alle lezioni un'ora al giorno. I primi tempi furono per me molto duri a causa della mia limitata conoscenza linguistica, inoltre, non avevo amiche, perché erano tutti australiani, e poi non mi fidavo di nessuno; per questo quando non lavoravo, mi chiudevo dentro la mia stanza e studiavo, oppure dormivo se ero stanca. Quando avevo quattro giorni consecutivi di riposo, prendevo l'auto e andavo a casa di mio fratello e dei miei zii a Fremantle. Per nove mesi fui mandata a Collie District Hospital, una cittadina di campagna, situate a circa 200 km da Perth. Alla fine dei diciotto mesi, dopo aver conseguito il diploma di infermiera ausiliare trovai lavoro presso un ospedale di Perth che si chiamava "Sir Charles Gardener Hospital", (oggi si chiama: "The University Hospital of W.A", appunto perché è diventato il più importante ospedale nel campo delle ricerche del W.A). Questi furono i tempi più duri della mia permanenza in Australia. Si dice che tutto ciò che avviene ha uno scopo, per me quest'esperienza è servita a valorizzare la vita. Devo anche dire che mi considero più fortunata rispetto a tanti altri emigranti venuti molto prima di me, le cui condizioni erano state certamente molto più disagiate.