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Rosa Gentile (Australia)

(figlia di Maria di "Panacce" e di Francesco "d'Unghio"

Avevo 15 anni quando la guerra arrivò a Montenero. Andammo ad abitare in masseria perché i tedeschi avevano fatto saltare con le mine tutto il paese ed anche la nostra casa. Quando tornammo a Montenerodomo mi ammalai di tifo. Sembrava che fosse arrivata l'ora di morire. Ma un soldato americano diede certe pastiglie a mia mamma e la febbre cominciò a scendere e guarii. Poco tempo dopo, mio padre tornò dall'Inghilterra dove era stato prigioniero. Prima di arrivare a Montenero, si fermò a Bari , perché i miei fratelli Enrico e Fedele erano li. Lì, c'era anche il mio fidanzato, Domenico Gentile. Domenico approfittò dell'occasione e disse a mio padre che lui era il mio "sposo". Siccome i miei genitori non volevano che io sposassi Domenico, quando lui tornò da Bari, ci mettemmo d'accordo e scappammo. Andammo ad abitare alla casa di Norina e Cosimo di Nicomé (a San Vito), cugino di Domenico. Dopo di 3 mesi ci eravamo sposati, e abitavamo con i nostri suoceri. Li sono nati i miei primi due figli, Carlo e Maria, battezzati da la comare Filomena di Mastantonje e il compare Antonio di Muschitt.

Siccome dopo la Guerra non c'era lavoro nel paese, Domenico andò a lavorare per un certo tempo alle miniere in Belgio assieme a mio fratello Michele. Per fortuna decisero di tornare prima che la miniera dove lavoravano crollasse. Questo ci ha fatto capire che per noi, l'unica soluzione per avere una vita migliore era emigrare. Pietro Carozza ci ha fatto le carte per venire in Australia. Domenico partì per l'Australia nel 1955, con la nave Castel Felice, ed io lo raggiunsi 3 anni dopo assieme ai miei due figli Carlo e Maria, con la nave Oceania. Quando arrivammo al porto di Fremantle, nel Western Australia, nessuno ci era venuto a prenderci. Carlo diceva: "Ma, dobbiamo tornare alla Portella perché papà non viene". Finalmente, Domenico, mio marito, arrivò tutto affannato ci portò alla nostra casa. (Non era fatto in tempo perché era rimasto a pitturare la casa, come facevano tutti i giorni dopo il lavoro). Quella sera organizzò un ricevimento per tutti i paesani che c'erano a Fremente. Per guadagnare un po' di più Domenico se ne andò a lavorare a Darwin, al nord del Western Australia, un posto con un clima tropicale. Lui raccontava che faceva tanto caldo, specialmente la notte, che le lenzuola erano cosi bagnati come se qualcuno l'avesse lavati.

Un giorno uno bussò alla porta della mia casa e quando andai ad aprire non capivo chi era quella persona. Lui disse: "Come, sono il padrone di questa casa e non mi riconosci? Era Domenico, mio marito, che era diventato cosi magro, cotto dal sole, che sembrava tutta un'altra persona.
Piano, piano, con tanto sacrificio, abbiamo fatto la prima nostra casetta. I miei figli si sono sistemati. Nel "66, nacque il mio terzo figlio, Franco. Ora tutti i miei figli e nipoti stanno bene, sempre abbiamo vissuto in pace e uniti, peccato che mio marito e mio figlio Carlo no ci sono più.
Oramai la nostra terra è l'Australia, ma pensiamo sempre all'Italia. Ho avuto la fortuna di tornare in Italia sette volte, cinque con mio marito e due da sola. Sempre siamo stati assieme con i paesani. Quando eravamo più giovani facevamo delle belle feste e riunioni. Ora, forse non ci sono tante feste, ma ci vediamo spesso.
Io ho sempre mantenuto le tradizioni di Montenerodomo e dell'Italia tanto nel mangiare come nel avere la famiglia unita. Dopo 48 anni di vita in Australia posso dire che ancora sono una "donna di Montenerodomo".