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La riattivazione Post bellica dei servizi essenziali

Con il rientro progressivo delle famiglie dallo sfollamento e l'inizio della ricostruzione fu necessario riattivare i servizi essenziali, parzialmente o del tutto interrotti con la distruzione del paese. Fu indispensabile, tuttavia, procedere prima allo sminamento delle strade di accesso al paese e poi trovare una sede per il Municipio, per l'Ambulatorio, la Scuola, la Posta, e provvedere al ripristino dell'acquedotto, delle fognature, della linea elettrica, del lavatoio pubblico ed alla ripulitura delle strade campestri.

La "casa comunale"
Nel mese di aprile del '44 la retroguardia delle truppe tedesche lasciò definitivamente la nostra zona. Il 13 giugno dello stesso anno l'AMGOT (Allied Military Governement of Occupaied Territory – Governo Militare Alleato dei Territori Occupati ) ordinò la ripresa delle attività degli Uffici Comunali. Immediatamente dopo il Prefetto di Chieti nominò un Commissario prefettizio (Luigi Calabrese) che provvide a trovare una sede per il Municipio,ridotto ad un cumulo di macerie, a recuperare ciò che era rimasto dell'archivio comunale sepolto dalle rovine ed a riavviare i servizi essenziali necessari alla popolazione.
Il Municipio fu sistemato in Piazza della Libertà a San Martino, in due angusti locali (m 3x3x2,50) intercomunicanti, dati in affitto da Concezio D'Orazio di ruseline. Al Municipio si accedeva per mezzo di una scala esterna in pietra. La delibera n.1, datata 8 agosto 1944 del Consiglio comunale segnò la rinascita ufficiale dell'amministrazione comunale. In essa fu fatto un succinto stato dei luoghi della situazione del paese e riportato il primo bilancio economico postbellico.
Sulla questione della ricostruzione del palazzo comunale si aprì un acceso dibattito in merito alla scelta definitiva del sito, dibattito che si protrasse per un decennio. Infine, fu deciso di ricostruire il palazzo sull'area preesistente dove nel 1952 il Municipio ritrovò la sua sede, che è quella attuale.
La "baracca-ambulatorio"
A partire dall'estate 1945, si verificò un progressivo rientro delle famiglie dallo sfollamento. Esse erano alloggiate in locali precari, privi di ogni genere di servizi. Le condizioni igienico - sanitarie erano pessime. " La denutrizione, il freddo, la promiscuità, la mancanza assoluta di servizi ed attrezzature igieniche influiscono sulla salute pubblica. I bambini si ammalano facilmente di polmonite. Si verificano anche casi di scabbia , di tubercosi e di tifo e la presenza di fastidiosi parassiti obbligano ad applicare drastiche terapie di tipo tradizionale.", così scriveva nella sua relazione al Prefetto sullo stato del paese un funzionario della prefettura.
L'allora medico condotto e ufficiale sanitario, dott. Gaetano Ramondo di Casoli, in una lettera al Commissario prefettizio in funzione in quel periodo, comunicava che " ...da domani 28-5-1946, tralascio il servizio anche perché obbligato, per motivi di salute, dipendenti delle condizioni ambientali e soprattutto igieniche in cui mi si vuol costringere a rimanere" Non disponendo di un ambulatorio, il medico era costretto a visitare i pazienti nelle loro abitazioni o nel piccolo locale dove egli abitava.
Per sopperire a tale necessità, il Ministero dell'Assistenza Postbellica acquistò e mandò a Montenerodomo una BARACCA (crf.Allegato 2.a in Appendice) da utilizzare come ambulatorio comunale ed alloggio del medico condotto nonché ufficiale sanitario. Si trattava di una struttura rivestita all'esterno da tavole di abete, della grandezza di m 8,14x6,60x3,30. Essa fu sistemata in Piazza della libertà, a San Martino, a ridosso delle case di Rinaldo di campanella e di Michele di mbriscitt, di fronte alla fontana pubblica. (oggi, davanti al garage di Nicolino di cesare).
La baracca comprendeva due locali con servizio per l'ambulatorio, una camera, la cucina e un servizio per il medico. Essa fu operativa come ambulatorio per 5-6 anni.

La Scuola
Dall'ottobre del 1943 alla primavera del 1946, a causa della guerra e della distruzione totale del paese, non fu possibile far funzionare la scuola nel nostro paese. Le famiglie che erano sfollate, quando potevano, facevano frequentare ai loro figli le scuole dei paesi che li ospitavano. Ma con il rientro progressivo delle famiglie dallo sfollamento tra il 1945 e 1946 emerse la necessità di riaprire la scuola. Si presentò subito il problema dei locali, essendo stato il paese totalmente distrutto. D'Altra parte, Montenerodomo non aveva mai avuto un edificio scolastico e le classi, per anni, erano state sistemate nel palazzo del barone De Thomasis e in quello comunale.
Davy Carozza, Lorenzo D'Orazio e Ruffina Mariotti, tre giovani maestri monteneresi, parlarono con i capi famiglia, sollecitarono la solidarietà di un gruppo di giovani volontari americani impegnati nel nostro paese nella riparazione/ricostruzione delle case e, su base di volontariato, fecero rinascere la scuola, che funzionò in locali di fortuna: un gruppo di alunni occupò un piccolo locale, rimasto indenne, sommariamente arredato, buio e igienicamente precario, (ex stalla di Vincenzo Porreca a S. Martino, oggi via Giolitti), altri due gruppi furono accolti in due locali ancora agibili del palazzo Croce anch'esso distrutto. Fu un' iniziativa altamente meritoria poiché oltre all'apprendimento da parte degli alunni, fu possibile ai loro genitori di dedicarsi con più serenità alla ricostruzione della propria casa e al lavoro dei campi.
La scuola fu ufficialmente riaperta nell'anno scolastico 1947-48. Le autorità ritennero che fosse indispensabile trovare una sistemazione più sicura per le classi e un arredamento scolastico accettabile. Iniziò così un continuo spostamento delle classi occupando, di volta in volta, locali di fortuna – non sempre adatti- affittati da privai, la chiesetta Croce e infine alcuni locali dell'ultimo piano del nuovo palazzo comunale.
Questa situazione continuò per diversi anni e si concluse con la consegna del nuovo palazzo scolastico avvenuta all'inizio degli anni '60.