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Testimonianza di Macy Whitehead

"Arrivai in Italia nella primavera del 1946 insieme ad altri giovani, tutti Obiettori di Coscienza, che erano contro la partecipazione alla guerra. Avendo rifiutato di partecipare alle distruzioni, noi tutti desideravamo fortemente donare il nostro tempo e le nostre energie per la ricostruzione di quanto era stato distrutto e per incoraggiare il ritorno ad una vita pacifica.

Eravamo tutti volontari e ci eravamo offerti per la realizzazione di un progetto sponsorizzato dall'Americam Friend (Quakers) Service Committee (AFSC), il cui obiettivo principale era di sostenere la ricostruzione dei paesi distrutti dalla guerra in Abruzzo. Il progetto ebbe inizio in aprile del 1945 con 2 camion e 5 uomini. Con il Quartiere Generale installato a Casoli, il mio gruppo si impegnò nella ricostruzione di due paesi, Montenerodomo e Colledimacine. Il progetto pilota ebbe tanto successo che l'UNRRA (1) mise a disposizione del gruppo AFSC soldi e mezzi di trasporto affinché l'operazione di ricostruzione potesse espandersi.

Il Governo italiano intervenne nella ricostruzione tramite il Centro Autonomo per il Soccorso ai Senzatetto, (CASAS). Il mio lavoro, nell'ambito di questo programma , si svolse in Val di Sangro e alla fine del 1946 terminò. A questo punto fui trasferito a Palena, al fine di partecipare alla realizzazione del progetto " Comminity Service project". Nel mese di marzo giunsi a Montenerodomo per partecipare ad un "campo di lavoro" che iniziò nell'estate del 1946. A Montenerodomo abitai nella casa di Rossi Fedele (genivazio), la stessa dove oggi si trova il negozio di generi alimentari di Rossi Giuseppe, il cui ingresso è a fianco della casa dove passa le vacanze Nicola Rossi che vive in Canada.

Una mattina, all'inizio della primavera, guardando dalla finestra, vidi una spessa coltre di nebbia che ricopriva tutta la valle, mentre su Montenerodomo risplendeva un sole luminoso. Penso al duro lavoro e alle allegre risate dei monteneresi che volontariamente ci aiutavano a rimuovere le macerie dal sito dove doveva essere ricostruito l'asilo infantile. Quando mi ammalai di un'infezione intestinale, ricordo la gentilezza di tre differenti persone che mi offrirono la loro assistenza e i rimedi (tradizionali) che mi fecero guarire subito. Abitai da solo fino a quando fu aperto il cantiere dei lavori in luglio, ma ebbi sempre compagnia ed amicizia da parte di un gruppo di giovani insegnanti (di Montenero) con i quali scambiavo corsi di lingua inglese con corsi di italiano.

Conservo ancora oggi le marionette che insieme realizzammo per presentare un piccolo spettacolo, il cui testo era stato scritto dal Maestro Lorenzo D'Orazio, per far conoscere alla popolazione e promuovere l'interesse per il progetto dell'asilo infantile.
Quando ritornai in America alla fine di quell'estate portai con me molti bei ricordi: fotografie, alcune canzoni, un ferro per fare le pizzelle, una caffettiera napoletana di rame ed una conca. I miei nipoti sono felicissimi quando, una o due volte durante ogni l'estate, ci riuniamo davanti ad un camino per fare (e mangiare) le pizzelle. Non bastano mai!

Tutti i miei ricordi ritornarono ancora più vivi quando tornai in Abruzzo (ed anche a Montenerodomo) nell'estate del 1998. L'aspetto generale e lo stile dei paesi mi erano familiari, ma la ricostruzione, nel suo insieme, aveva cancellato quasi tutti i dettagli a me noti. Non fui capace di identificare quasi nessuna delle strutture alla cui ricostruzione avevo partecipato. Perfino l'asilo infantile, ricostruito dal mio gruppo, non c'era più, vittima del cambiamento dello stile di vita e della necessità di fare spazio alla costruzione di un nuovo campanile. Ma ecco la sorpresa: sentire riemergere immutato il forte legame per le persone con cui avevo condiviso la vita e il lavoro. Ogni volta che ritrovavo questa o quella persona, il collegamento era immediato e il ricordo di fatti e del lavoro condiviso ritornavano vividi alla memoria. Scambi di saluti carichi di emozione con le persone incontrate e domande su chi fossi e cosa accadde quando vissi a Montenerodomo si intrecciavano in un vociare curioso e vivace.

In un mondo difficile, gente di buona volontà, lavorando insieme, può fare la differenza, portando speranza e riconciliazione".

(Traduzione: Gesualdo Carozza)