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D'Antonio Pietro (U.S.A.)

MULINO E FRANTOIO
Alla fine di aprile del 44 quando rientrammo nel paese ci ritrovammo solo con un cumulo di macerie. Chi era riuscito a salvare un po' di grano per macinarlo doveva andare a Torricella Peligna o a Fallo dove per quanta gente c'era bisognava fare la fila per due giorni.

Dovevamo ricostruire ma avevamo solo le pietre delle case crollate. Andavamo a prendere i mattoni nelle fornaci di Chieti e di Castel Frentano e il gesso a Gessopalena e non avendo soldi li scambiavamo con la legna. Per il trasporto usavamo dei camion messi a nostra disposizione dagli alleati.

In tali condizioni ROSSI Pietrantonio (Pizzacall) (1) fece una colletta tra la popolazione per rimettere in funzione la linea elettrica e acquistare delle macine per macinare il grano, il granoturco, ecc.... L'adesione fu alta e Pietrantonio negli anni successivi restituì i soldi a chi glieli aveva prestati. Lavorando anche la notte riuscì a sistemare la linea elettrica; mise in funzione il primo mulino nella ex Chiesa Evangelica (attuale garage della casa del compianto Avv. NERO Camillo), mulino che successivamente fu spostato al pianterreno della sua casa nell'Aia di Croce.

Nel '45 Pietrantonio con un frantoio elettrico iniziò a produrre sabbia frantumando pietre,mattoni e calcinacci e poiché si trattava di un frantoio mobile veniva spostato secondo le esigenze della popolazione. Il frantoio dapprima servì per la costruzione del palazzo della famiglia Croce sistemandolo all'attuale incrocio che dalla strada per Selvoni porta al serbatoio dell'acque sulla Serra e successivamente a ridosso dell'ex ambulatorio sotto piazza della Repubblica, poi all'Aia di Croce dove me ne servii per ricostruirmi casa, a ridosso del colle Tasso ( vicino all'attuale casa di CAPONE Carmine), quindi sopra " O walze" di fronte alla croce. Antonio D'ANTONIO, cognato di Pietrantonio, posizionò un frantoio fisso dietro l'ex discarica comunale e lungo la strada che porta alla contrada Marangola. Infine ne installò uno migliore sul lato sud del monte Calvario che entrò in funzione nel 1963.

Nel 1962, tornato dall'Australia, comprai una ruspa e lavorai al frantoio insieme ad Antonio e tre operai. Dopo un paio d'anni il frantoio fu chiuso in quanto non più conveniente rispetto ai prezzi inferiori praticati dai frantoi di Piane d'Archi e di Lettopalena.

La disponibilità di un mulino per macinare il grano e il granoturco e di un frantoio per la produzione di rena, sabbia e breccia rappresentò una grande risorsa per la rinascita del nostro paese e contribuì al ritorno ad una vita normale quotidiana della nostra comunità locale.
(Testimonianza raccolta da Domenico D'Orazio, membro del gruppo pilota)